Il maggio è un lungo spettacolo in versi, interamente cantato e per lo più accompagnato da strumenti musicali: un tempo questi erano esclusivamente il violino e il violone (una sorta di violoncello), mentre oggi accanto al violino, o in sostituzione di esso, divenuto ormai assai raro nel mondo popolare, troviamo sempre più spesso la fisarmonica e la chitarra.
Lo spettacolo conserva tracce di antichi rituali agrari che celebravano il ritorno della primavera con canti e danze di tema agonistico e guerresco. Le testimonianze del maggio in forme pienamente drammatiche sono piuttosto recenti: allo stato attuale della ricerca non si va oltre i primissimi anni del XVIII secolo.
I più antichi copioni tuttavia, e le più antiche notizie che abbiamo sull’argomento, testimoniano uno spettacolo relativamente breve, tanto da poter essere rappresentato più volte in uno stesso giorno, e tutto impostato sul motivo guerresco della lotta fra due popoli o due regni, sempre fra loro contrapposti nella personificazione del Bene e del Male, con l’immancabile vittoria dei buoni e il conseguente annientamento dei malvagi.
Il testo, sempre in versi, viene ovunque interamente cantato ed è un dramma pieno di avvenimenti da tragedia, ma per lo più con un finale lieto. Le trame possono essere le più varie, anche se la vicenda ruota di norma intorno a imprese guerresche che vedono contrapposti due eserciti rivali. Nella raprresentazione uno dei due eserciti è cristiano o comunque costituito da guerrieri coraggiosi destinati alla vittoria finale; l’altra invece è costituito da “infedeli” (musulmani o genericamente pagani) che che saranno sconfitti o, nel migliore dei casi, costretti ad una conversione di massa.
All’interno di una trama generica come quella appena ricordata, vengono però inseriti disparati motivi. Qualsiasi vicenda infatti può diventare motivo di un maggio, e le fonti da cui si attinge sono le più varie: dalla Bibbia ai poemi omerici, dalla tragedia greca al teatro di Shakespeare e di Metastasio, dai grandi poemi epici del rinascimento (l’Orlando furioso e la Gerusalemme liberata sono fonte di decine di copioni) alle vite dei santi, dalle storie di eroine popolari come Pia de’ Tolomei e Genoveffa di Brabante alle trame degli sceneggiati televisivi, fino ad eventi storici contemporanei, come la Seconda Guerra Mondiale, la Resistenza o il Caso Moro.
Il metro di composizione è dovunque la quartina di ottonari a rima incrociata (ABBA), ma la melodia su cui si canta varia da una compagnia all’altra, anche se sono assai simili fra loro quelle di Buti e di Pieve di Compito e quelle di Partigliano e del vicino Valdottavo. Metri secondari possono comparire qua e là nel testo: sono le ariette (quartine di settenari con l’ultimo ossitono: ABBX, talvolta quintina con il primo verso sciolto) che vengono cantate nei momenti di particolare intensità drammatica